cm. 18,5 x 12,5, pp. 144, brossura con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Il nome di Camillo Sbarbaro va posto, di pieno diritto, tra quelli più saldi e sicuri nella letteratura italiana del nostro secolo. A riguardo, Boine scrisse anni fa: «Sono colpito in questi frammenti dalla loro secchezza, dalla personalità immediata, dalla scarna semplicità del suo linguaggio: mi sembra di trovarmi di fronte a una di quelle poesie sulle quali i letterati non possono né sanno dissertare a lungo, ma che gli uomini ricorderanno per millenni nella loro vita». In un periodo più recente, Bo aggiunse: «Sembra un dimenticato, sembra che sia nato un po’ da parte eppure nessuno di noi ha avuto un’importanza così sicura e sincera, una voce che andasse oltre le suggestioni della moda e rispondesse precisamente alle nostre prime esigenze… Sappiamo che il nostro debito con Sbarbaro è enorme e forse inestinguibile».
Questo libro oggi ripropone alcune delle pagine più belle, già apparse esattamente quarant’anni fa nella prima edizione vallecchiana di Trucioli: sono state ritoccate qua e là per una più ampia esperienza umana, che finisce per coincidere con una crescente esigenza artistica. Inoltre, sono state aggiunte molte altre pagine mai pubblicate in volume prima d’ora, sparse in fogli limitati quasi irrecuperabili. Per quanto riguarda il titolo, che si aggiunge in piena somiglianza e armonia interna agli altri libri, Sbarbaro afferma che avrebbe dovuto chiamarsi “Ributti”; ma successivamente ha optato per “Scampoli”, un termine che, in certo modo, è sinonimo di “trucioli” (anche se senza il profumo gradevole del legno da falegnameria)”