cm. 21 x 14, pp. 210, brossura, in ottime condizioni.
Stiamo forse vivendo l’autunno della repubblica che vedemmo nascere poco più di vent’anni fa? Questo saggio di Eugenio Scalfari che è insieme una storia della nostra breve esperienza repubblicana, e una mappa delle forze reali (economiche, politiche, sindacali e religiose) che concorrono a determinare la struttura del potere in Italia presenta la prima diagnosi di una crisi di cui nessuno è in grado ancora di determinare le prospettive.
Per intendere questa crisi, è necessario innanzitutto rilevare la novità della situazione, l’esaurirsi degli schemi e delle illusioni di un passato recente. La morte di Pio XII, con il successivo «disimpegno» della Chiesa dalle vicende politiche italiane, e soprattutto lo sviluppo dell’economia avevano creato una nuova situazione, che segnò la fine della stabilità centrista e degasperiana. All’efficienza unificatrice della gestione degasperiana si sostituì un sistema in cui la vitalità di una società in evoluzione era rappresentata, sempre nell’ambito di una concezione oligarchica del potere, dal pluralismo delle grandi concentrazioni che è corretto chiamare feudali, mancando in esse le caratteristiche moderne delle tecnostrutture galbraithiane. Fu il periodo d’oro delle baronie, quelle della Federconsorzi, dell’ENI e della FIAT in campo economico, di Saragat e Fanfani in campo politico.
È l’esperienza degli anni ’60, segnata dal necessario fallimento dell’ennesima operazione trasformista tentata in Italia. Mentre per la prima volta nella nostra storia moderna si assisteva alla crescita complessiva di tutte le componenti della società, era illusorio pensare di riprendere la strategia, in altre occasioni vittoriosa, consistente nell’assorbimento di nuovi strati dirigenti espressi da un particolare strato sociale in sviluppo.
Oggi, tutto questo appartiene al passato. E se il centro-sinistra è in crisi, non meno scosso risulta il potere dei grandi feudatari. La crisi della Repubblica apre oggi il problema complessivo di uno Stato che è posto di fronte alle esigenze rivoluzionarie di una società che non può e non vuole più essere amministrata, ma richiede di partecipare al potere, di essere rappresentata e governata.