cm. 21 x 13, pp. 108, brossura con sovraccoperta, in buone condizioni.
La bocca piena di terra è forse il testo migliore nella comunque ottima produzione in prosa di Branimir Ščepanovič. Al centro di questo breve romanzo si situa la tragedia di un uomo che si sente esiliato dalla fratellanza umana e dalla sua stessa generazione. Ormai segnato da una malattia crudele, egli torna alla selvaggia montagna in cui è nato in un disperato tentativo di ricomprendere la propria origine. Il racconto, di una creatura non colpevole ma perseguitata, e dei suoi persecutori, si trasforma in grande e polisenso gioco metafisico. Come in un dramma antico, l’uomo condannato dal destino è condannato anche dagli uomini. La tragica progressione del protagonista verso la morte, la sua morte, avviene in un ambiente rarefatto che Ščepanovič connota tuttavia magistralmente di forti e misuratissimi elementi concreti. La vicenda del lungo inseguimento è subordinata dallo scrittore all’incontro dell’uomo con la morte, descritto con parole semplici e austere, dall’intonazione biblica. Chiusosi il cerchio, nello strappo finale, dentro il perseguitato rimane solo la disperazione della nostra epoca e una domanda detta con la bocca piena di terra: perché la storia ha sempre più comprensione per la pazzia dei persecutori che per lo smarrimento della vittima?