cm. 21,5 x 15,5, pp. 300, copertina rigida con sovraccoperta, firma di appartenenza, in condizioni molto buone.
Meyer Schapiro è uno dei rari storici dell’arte capaci di raggiungere esiti critici di altissima qualità sia nel campo dell’arte antica che in quello dell’arte moderna. È probabile, anzi, che il suo modo straordinariamente duttile e filologicamente agguerritissimo di accostarsi all’opera d’arte contemporanea sia dovuto, almeno in parte, proprio alla sua esperienza di storico dell’arte antica.
Per Schapiro non esistono modelli interpretativi universalmente validi. Ogni artista, ogni dipinto rappresentano un caso a sé e vanno studiati tenendo conto della loro natura peculiare e della fitta trama di relazioni che li lega al contesto culturale cui ap partengono. Anche le sue ricerche, di conseguenza, sono diverse l’una dall’altra.
Lo dimostrano gli scritti sull’arte del l’Ottocento e del Novecento raccolti in questo volume, stesi da Schapiro tra il 1937 e il 1978. Nel primo, ad esempio, dedicato alle mele di Cézanne, si parla dello stile del pittore, si identifica il vero soggetto di un suo dipinto famoso intitolato Il giudizio di Paride, si spiega perché il soggetto dichiara to non sia quello reale alla luce delle letture dell’artista e del condizionamento esercita to sul suo lavoro dalle sue vicende biografiche e dalla sua stessa psicologia. Infine, muovendo dalle nature morte di Cézanne, Schapiro dà un’interpretazione straordinariamente penetrante della storia di questo genere pittorico. Nel saggio su Courbet, in vece, la lettura formale e contenutistica del le sue opere viene messa in relazione con il background culturale dell’artista, con i suoi scritti, le sue letture, le sue opinioni politiche ed estetiche e quelle di altri grandi protagonisti di quegli anni – primi fra tutti, Champfleury e Baudelaire – e con l’arte popolare, che influenzò notevolmente il suo lavoro. Altre volte l’interesse di Schapiro si concentra prevalentemente sul fatto figurativo. È il caso del saggio sulle illustrazioni bibliche di Chagall, dove arriva a dimostrare brillantemente che il pittore ha infranto gli schemi rappresentativi propri della tradizione cristiana inventando una nuova iconografia. O di quello bellissimo su Picasso in cui individua nella sua Donna con ventaglio il documento del passaggio dell’artista dal periodo «blu» a quello «rosa».