cm. 30 x 25, pp. 322, copertina rigida con sovraccoperta, firma di appartenenza, in condizioni molto buone.
Il fenomeno dell’Art Nouveau suscitò inizialmente una duplice reazione di fascino e repulsione. Questo stile, sorprendente e variegato, è al centro della monografia di Schmutzler, che si prefigge di rivelarne l’intrinseca unità attraverso documenti preziosi, contribuendo così alla sua recente riabilitazione.
Nell’epoca industriale caratterizzata dalla rigida formalità garantita dalla ripetizione degli stili antichi, il nuovo stile sembrava inizialmente un’efflorescenza esotica e inquietante. Le sue linee continue e sinuose, la rinuncia alla terza dimensione e la sua insolita leggerezza potevano risultare estranee a un mondo dominato dall’equilibrio classico delle forme. Questa corrente artistica può essere ricondotta alle radici del primo romanticismo, in particolare alla figura di William Blake, un poeta-pittore visionario del suo tempo. La sua ricerca di una libertà immaginativa mitica si rifletteva in un mondo fiabesco popolato da forme protoplasmatiche, talvolta racchiuse nella crisalide di una rocaille.
Questo stile decorativo, e in particolare gli arabeschi di Runge, reintroducevano la matematica come elemento intrinseco nel caos naturale, contrapponendosi all’equilibrio classico delle forme. Queste anticipazioni trovano continuità con i Preraffaelliti inglesi, che diedero inizio a una poetica figurativa nuova e fantastica, supportata dall’anarchismo antindustriale di William Morris.
I primi maestri progettisti, ispirati da Morris, erano essi stessi artigiani. Le opere di Gaudí, gli ornamenti di Obrist e i mobili di Horta e Mackintosh non erano destinati alla produzione in serie, ma questa attenzione all’arte pura e all’arte applicata rappresentava un cambiamento involontario e il preludio a futuri rapporti con la macchina.
Questa ricostruzione storica mette in luce lo sviluppo delle nuove idee in Europa, dove il chiarimento graduale delle contraddizioni ha dato inizio a un lungo processo di evoluzione. Il Belgio divenne un centro di diffusione del nuovo stile curvo e asimmetrico, influenzato dall’arte e dalla moda giapponesi portate da Arthur L. Liberty a Londra. In Olanda, l’ispirazione giavanese lasciò un’impronta estremo-orientale significativa.
In tutto il continente, gli artisti associati all’Art Nouveau crebbero in numero, da Redon a Bonnard, da Van Gogh a Munch, da Kokoschka a Klimt. Tuttavia, il campo dello styling rimase il terreno privilegiato per questa linea innovatrice. Mentre in Inghilterra si sviluppavano le prime scuole di design e Owen Jones apriva la strada alla costruzione geometrica, la Germania industriale si lasciava contagiare dallo Jugendstil, contribuendo a un processo prolungato e fecondo di innovazioni stilistiche e strutturali.
In Francia, l’Art Nouveau si fonde con l’anglofilia della belle époque, diventando evidente da certe pagine di Proust ai nomi delle star nei manifesti di Toulouse-Lautrec. È a Parigi e soprattutto a Nancy che l’Art Nouveau inizia a evolversi, mescolandosi a elementi barocchi e rococò. Gli stili storici, la terza dimensione e la riproduzione meccanica industriale, che il movimento aveva inizialmente messo in discussione, emergono alla fine trasformati nella sua fase declinante.