cm. 22 x 14,5, pp. 162, brossura con sovraccoperta, in ottime condizioni.
L’integrazione economica dell’Europa Occidentale è ormai in atto, eppure si continua a discuterla. Si discute se si debba accelerarne il corso o no, se ci si possa limitare alla semplice unificazione dei mercati o se si impongano misure di pianificazione comune e di dirigismo europeo; mentre d’altra parte c’è chi mette in dubbio che sia giusto perseverare nel tentativo.
L’Autore di questi saggi dice di essersi assunto il compito pedantesco di analizzare i possibili vantaggi dell’integrazione con la stessa cura che di solito è stata rivolta ad analizzarne i possibili svantaggi. Egli, insomma, ha cercato di sostituire all’ovvietà dei discorsi dei fautori dell’integrazione un esame rigoroso e spassionato: all’assunto politico l’analisi del tecnico. Qual è il risultato di questo sforzo? Intanto che con ogni probabilità i veri dati positivi dell’operazione non stanno tanto nella direzione degli ottocenteschi schemi dei vantaggi reciproci di un più aperto commercio entro la più grande area, quanto nel fecondo e competitivo contatto di mentalità ed abitudini economiche di operatori, consumatori, governi, capace di svecchiare ambienti incrostati di sorpassati pregiudizi. E, inoltre, che, per potere raggiungere una effettiva efficacia, l’integrazione ha bisogno di andare al di là del mercato, verso misure d’intervento pubblico concordate fra i governi. Che è quanto dire verso l’esigenza di una moderna pianificazione.
Il lettore non specialista non troverà in questa esposizione, benché tecnica, difficoltà sostanziali. Soltanto la disamina del problema del commercio internazionale fa ricorso a simboli matematici, peraltro parcamente, e a un linguaggio analitico più serrato. Il confronto fra le caratteristiche delle economie che si pongono in competizione, cui è dedicata la parte sostanziale dell’opera, s’impone invece alla meditazione di quanti, a tutti i livelli, si cimentano nell’opera o nello studio con la realtà economica dei nostri giorni.