cm. 22,5 x 14,5, pp. 420, copertina rigida con sovraccoperta, sporadici segni di evidenziatore, per il resto in buone condizioni.
La trasmissione attraverso i secoli di forme e culture apparentemente lontane tra loro rappresenta uno dei problemi più appassionanti della storia dell’arte. Come fiumi sotterranei, precise esperienze culturali legano tra loro epoche che si è soliti distinguere schematicamente. Non è possibile concepire un Medioevo avulso dall’antichità, e il passaggio tra Medioevo e Rinascimento resta uno dei temi più dibattuti.
Alterati nel loro aspetto tradizionale e spesso costretti a servire da involucro di idee morali o speculative, gli antichi dei del politeismo greco hanno continuato la loro avventura fino al Rinascimento e anzi al secolo decimosettimo, sia barocco che classico. In quest’opera, pubblicata per la prima volta nel 1940 e divenuta in breve uno dei classici contemporanei della storia delle idee e della civiltà, Jean Seznec indaga le forme specifiche di questa sopravvivenza e gli ambiti particolari in cui essa si è compiuta: i sistemi interpretativi elaborati dagli antichi per spiegare l’origine e la natura delle loro divinità, e assimilati dal pensiero storico ed esegetico medievale, la tradizione iconografica, dalle miniature de manoscritti astronomici e astrologici illustrati fino ai monumentali cicli pittorici che decorano le volte dei palazzi e le cupole delle cappelle, la tradizione mitografica, dalle enciclopedie medievali fino al grandi trattati italiani tardocinquecenteschi sugli dei. Così, nell’illuminare taluni aspetti della fortuna della mitologia classica, Seznec mostra come l’antichità pagana, lungi dal “rinascere” nell’Italia del Quattrocento, era sopravvissuta nella cultura e nell’arte medievali.
In tal senso il Rinascimento non solo non costituisce una rottura radicale con il passato, ma è anzi una sintesi miracolosa di forme e idee che, seppure spesso dissociate, non erano mai scomparse del tutto.