cm. 21,5 x 14,5, pp. 220, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Nel 1972 per la prima volta un gruppo di italiani raggiunse Helluland, la mitica «Terra dalle rocce lisce», intravista mille anni prima dal navigatore vichingo Leif Eiriksson e chiamata in seguito «Terra di Baffin». Un viaggio al di fuori dagli schemi tradizionali, in un mondo difficile, ove la legge della sopravvivenza è ancora dettata dagl’istinti primordiali.
Accurate annotazioni sulla minuscola flora artica, sulle antichissime rocce, sugli animali che lottano strenuamente per sopravvivere e brevi cenni sulla vita degli eschimesi nel l’attuale conflitto fra la loro cultura millenaria e quella occidentale, ci presentano una terra ostile, ancora incontaminata, ma pericolosamente prossima alla civiltà dei consumi. In questo ambiente la figura dell’uomo «tecnologico» s’inserisce con evidente disagio ed è con un sorriso divertito che l’autrice rievoca le vicende della spedizione, trascendendo spesso dall’episodio particolare per cogliere i tratti essenziali di alcuni comportamenti umani. Con tono discorsivo e volutamente. ironico, il libro svolge una sua tematica al centro della quale v’è l’uomo con i suoi eterni problemi della violenza, della socialità, della sopravvivenza, del rispetto per la natura, dei moventi delle sue azioni.
La vivace documentazione fotografica permette al lettore d’inserirsi anche visivamente nell’atmosfera in consueta del mondo artico. Il volume è presentato da Bruno Barabino, il noto medico milanese ideatore e capo della spedizione, che ha puntualizzato alcuni temi fondamentali dell’opera con annotazioni tratte dalle sue esperienze umane, professionali e di organizzatore di numerose campagne esplorativo-alpinisti che scientifiche in Africa, Asia e America.