cm. 21,5 x 15,5, pp. 510, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
ร il mondo dei borghi proletari, delle ยซbarriereยป di periferia, delle prime lotte dei muratori, dei fonditori, degli ยซoperai automobilistiยป raccoltisi in sciopero al Valentino, che ci viene incontro da questa classica ricostruzione della giovinezza di un movimento di classe: una Storia di Torino operaia e socialista che tratteggia, dallo scorcio finale del secolo XIX sino alla conclusione della prima guerra mondiale – quando la cittร tocca il mezzo milione di abitanti ed รจ giร divenuta la piรน industriale e la piรน operaia d’Italia – una cronaca vivacissima. Paolo Spriano ha ora rifuso e riordinato in un solo volume, aggiornandola sulla base di nuovi contributi storiografici, una vasta ricerca – pubblicata tra il 1958 e il 1960 – che resta tuttora l’unico studio sistematico condotto nel vivo di una realtร sociale moderna sullo sviluppo del movimento socialista italiano. Il sottotitolo dell’opera, Da De Amicis a Gramsci, precisa nei suoi termini correlativi l’altro grande filone della ricerca: il cammino delle idee di emancipazione, il dibattito dei gruppi intellettuali e politici della ยซsezioneยป torinese, dal primo, originario, individuato dallโautore come ยซsocialismo dei professoriยป sino al formarsi di una ยซterza generazioneยป, di studiosi e militanti, quella che si raggrupperร attorno a ยซL’Ordine Nuovoยป nel 1919-20. Privilegiando sempre l’incalzare degli avvenimenti nei loro momenti piรน drammatici (dalla reazione di fine secolo alle barricate del 1917), nel faticoso ยซlavoro di Sisifoยป di costruzione di una resistenza sindacale (dalla nascita delle commissioni interne ai grandi scioperi dei metallurgici), nelle pause di ripiegamento e di riorganizzazione, le pagine del libro riportano il lettore a tutti gli appuntamenti dei ยซfatti di Torinoยป, gli suggeriscono il senso e il ritmo di una tradizione e di un patrimonio emblematici, contribuiscono alla riflessione attuale su quei ยซvalori istituzionaliยป del movimento operaio che colpirono appunto per primo Antonio Gramsci.