cm. 19,5 x 12, pp. 270, brossura, qualche segno del tempo, in buone condizioni complessive.
Durante la guerra, quattro muratori vanno a Terrarossa per costruirvi delle case popolari. Il più giovane è Mastro Filippo, un ragazzo sempre pronto a inventare storie e sogni. Il paese è arretrato; la gente fa luce con schegge di pino, vive nelle grotte assieme alle capre, si nutre di castagne: e la farina del tesseramento non arriva, a causa degli intrighi del podestà. Gli altri muratori spingono il popolo alla ribellione. In questa ribollente atmosfera, nuovi elementi sopravverranno a movimentare la vicenda: la fuga di Filippo, l’alluvione. La terra di Calabria piange la sua miseria, la sua angoscia in queste pagine. De La Marchesina, il primo libro di Strati, Pampaloni scrisse: «Come in Alvaro, il mondo della protesta e il mondo della sofferenza si intrecciano intimamente, all’interno di un sentimento della tradizione che di fatto coincide con la poesia. Il suo linguaggio è quieto e solenne, una musica grave, propria del linguaggio dei padri. Strati porta la testimonianza, e lascia che essa venga assunta nel suo valore documentario; ma, non c’è nulla di meno “sperimentalistico” del suo raccontare: il suo dolore è un dolore antico». Lo stesso si può dire di questo romanzo, con in più i succosi risultati di una più matura profondità.