cm. 28 x 19, pp. 246, copertina rigida con sovraccoperta, lievi traccia d’uso, complessivamente in condizioni molto buone.
Karl Stuhlpfarrer è nato a Vienna nel 1941, vi si è laureato nel 1967 ed è ora, nella sua città apprezzato collaboratore dell’ “Institut für Zeitgeschichte” (Istituto per la storia contemporanea) dell’Università Studioso serio e assai documentato, ha ancorato la sua problematica alla concezione democratica dei rapporti politici e della cultura, e si è occupato, e si occupa, di argomenti che sono significanti per la storia del suo paese: la questione dell’Alto Adige, la presenza slovena, il trattamento che vi hanno avuto gli zingari, la penetrazione economica germanica tra le due guerre mondiali, la politica estera della nuova repubblica nel secondo dopoguerra. Un bilancio e un programma in cui s’intravvede la particolare attenzione, viennese e austriaca, per la questione nazionale e per le relazioni internazionali
Il volume “Die Operationszonen “Alpenvorland” und “Adriatisches Küstenland” 1943 1945″, uscito a Vienna nel 1969, si presenta dunque, in questo assai sommario elenco di dati biografici, come valido inizio di una fruttuosa attività. È da lamentare che, in Italia, la conoscenza di questo lavoro – che sotto certi aspetti è anche di storia italiana – non sia andata molto oltre la cerchia degli studiosi per così dire di professione, e non abbia raggiunto un più ampio pubblico, tanto più che al libro non sono mancati apprezzamenti in questa cerchia (cito solo i nomi di Enzo Collotti e di Umberto Corsini). È quindi meritevole T’iniziativa di questa traduzione, che vede la luce in una collana di opere che autori tedeschi, recenti e no, hanno dedicato alle vicende dell’Italia nord-orientale. La collana si propone non soltanto di rendere accessibili dei testi validi, e che sono stati ingiustamente dimenticati, ma pure di richiamare l’interesse (e in tale atteggiamento questa iniziativa editoriale non è certo isolata) su quella componente della storia e delle tradizioni di questi territori che è stata tedesca o si è espressa in lingua tedesca. Una presenza che non va trascurata, non solo per obbiettività di ricostruzione storica, ma pure, e forse più, perché è ancora buon sostegno per il superamento di inquadrature troppo provinciali e per l’osservazione di un più ampio panorama europeo, ricco di problematica e di apporti culturali. In questa collana ben s’inserisce Karl Stuhlpfarrer, che testimonia la vivace presenza, oggi nella cultura tedesca, di un filone di storiografia democratica e preoccupata soltanto della verità.