cm. 21 x 12,5, pp. 150, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Ricordi istriani di Giani Stuparich vennero pubblicati nel 1961, l’anno della morte dello scrittore, dalle Edizioni dello Zibaldone di Trieste. Una nuova edizione dell’opera, accresciuta di un ultimo l’ricordo” (Non so come, in un inverno), apparve nel 1964. il libro, pubblicato nel 1961, comprende nell’edizione del 1964 (di cui si ripropone qui il testo), trenta “ricordi”, che hanno il carattere del bozzetto, del racconto, della pagina memorialistica e autobiografica. Sono pagine che si riferiscono alla stagione della vita di Stuparich prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Pagine serene e, insieme, dolorose: dove la felicità della memoria della vita giovanile, del rapporto con la famiglia, della scoperta della natura, dell’amore per la terra del padre (nativo di Lussinpiccolo e studente a Capodistria prima di approdare a Trieste), della vita col mare, dell’esplorazione della costa adriatica da Trieste all’Istria a Lussino, è come attraversata da un’increspatura di dolore: il ricordo degli anni successivi (la guerra, la morte del fratello Carlo, gli anni difficili fra le due guerre fino a un presente segnato dalla perdita dell’Istria, dalla tragedia dolorosa dell’esodo). In Umago, lo stesso scrittore ha riassunto il senso del rapporto tra questo “prima” (al quale si riferiscono molte pagine dei Ricordi istriani) e il ‘”dopo”: «ella memoria della mia vita c’è una netta divisione fra gli anni che furono prima della guerra del ’15 e gli anni che a questa seguirono. Due epoche, due mondi con la loro atmosfera, coi loro aspetti singolari e diversi. Da una parte si stendono i giorni sereni, dall’infanzia alla prima giovinezza, con le gioie e i dolori distribuiti in armoniose sequenze, dall’altra parte precipitano le ore turbate e inquiete in una discordanza di pena e felicità, mai disgiunte da un fondo di angoscia». Un libro questi Ricordi istriani, che è anche una guida “sentimentale” attraverso le coste orientali dell’Adriatico settentrionale, le cittadine, le isole, il mare, il retroterra della campagna, gli ambienti, gli uomini, le attività produttive, gli usi e i costumi, la cucina, la lingua, i rapporti interpersonali. E attraverso il paesaggio, colto nella sua ricchezza di sfumature e di inflessioni.