cm. 19,5 x 11,5, pp. 458, brossura, in buone condizioni.
La coscienza di Zeno mette in scena la figura di un anziano paziente che scrive il memoriale della sua vita su richiesta dello psicoanalista, all’inizio del Novecento una figura di terapeuta nuova, cultore di una scienza che peraltro Svevo definisce una faccenda non difficile ma «noiosa». È un libro ironico, a tratti comico: tanto che al momento della consacrazione l’antieroe Zeno Cosini venne definito da un critico francese una sorta di Charlot, perché, come scrisse lo stesso Svevo nella sua autobiografia, era veramente «uno che inciampava nelle cose». O anche, più semplicemente – in una lettera all’editore tedesco -, un personaggio «strambo». La sua vita e quella di un nevrotico, convinto almeno in partenza che solo smettendo di fumare riuscirà a condurre un’esistenza piena e responsabile. È questo il motivo per cui va dallo psicoanalista, fra il divertito scetticismo generale in un tempo in cui il fumo e considerato normalissimo e per nulla nocivo. Può darsi che il lettore odierno trovi esilarante questo paradosso, l’unico dei molti presenti nel libro che Svevo non abbia potuto prevedere. Ma è anche una prova che l’opera non risente per nulla della patina del tempo.