Caratteristiche e condizioni:
cm. 21,5 x 15,5, pp. 386, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
Il teatro sloveno è il teatro di un piccolo popolo che è riuscito ad affermare la propria personalità e indipendenza nazionale, sociale e culturale, dopo lunghe lotte e immensi sacrifici. Ma proprio queste lunghe, estenuanti lotte, sostenute contro il soverchiante mondo germanico a settentrione, quello latino a occidente, magiaro a oriente e, infine, contro il restante mondo slavo a sud, diedero alla nazione slovena una forte coscienza forse non tanto nazionale nel senso romantico, quanto culturale e sociale, facendone una comunità volta più al futuro che al passato e aperta a tutte le forme di civilizzazione nelle quali l’elemento umano predominasse su quello squisitamente tecnologico.
Il teatro di questa piccola nazione, posta fra l’Adriatico e le Alpi, ha cominciato il suo cammino relativamente tardi, sotto la spinta dell’illuminismo latino e tedesco e l’influenza diretta e indiretta del teatro italiano. Non ha però tardato molto a trovare la strada giusta per riflettere in modo autonomo e poeticamente valido le vicissitudini storiche e culturali del popolo che lo esprimeva. Il passo decisivo in questa direzione è stato compiuto senza dubbio da Ivan Cankar, che ha saputo dare al suo teatro una forma e un contenuto inequivocabilmente sloveni.
La dinamica storica, eccezionalmente vivace in Slovenia negli anni Venti e Trenta, ha però ben presto dato alla drammaturgia aspetti e significati particolari, che ne allargarono considerevolmente i confini e riuscirono a interpretare anche tutti i nuovi fermenti poetici e contenutistici rivelatisi nella Lotta di Liberazione. Il teatro sloveno di oggi è quindi il risultato delle intuizioni poeticamente geniali di Ivan Cankar e della vittoriosa lotta per l’indipendenza culturale e sociale, oltreché nazionale, nel corso della seconda guerra mondiale.
I problemi che lo agitano non sono quindi di natura esistenzialistica e involutiva ma profondamente radicati nel tessuto della società contemporanea, verso la quale hanno un rapporto di critica costruttiva in cui affiora con sempre maggiore intensità la fede nell’uomo. E proprio questa caratteristica può renderlo interessante agli occhi dell’uomo di teatro italiano, ora, più che mai nel passato, disposto a tener conto di ogni nuova proposta.