cm. 20,5 x 14,5, pp. 108, brossura, in ottime condizioni.
In un mondo dove gli oggetti prendono vita attraverso gli sguardi, le mani e le voci degli animatori, si svela una relazione profonda, quasi magica. L’oggetto animato, dotato di vista, tatto e movimento, diventa il fulcro di un’esistenza condivisa, in cui l’animatore si trasforma in un semplice strumento al suo servizio. Questa simbiosi tra animatore e oggetto sfocia in una realtà dove l’oggetto può nascondersi, gioire, soffrire e persino ingannare o essere protetto, svelando la duplicità di un legame che oscilla tra l’affetto e il tradimento.
Nella visione di Andersen e Molnár, questo rapporto transcende la mera interazione, radicandosi in una pedagogia teatrale che vede nell’animismo non solo un gioco infantile ma una potente forma di espressione artistica. Gli oggetti, carichi di storie e destini propri, diventano maestri silenziosi, insegnando agli attori l’arte della presenza e dell’empatia, trasformando lo spazio scenico in un teatro di emozioni vive. Qui, l’uomo non è più dominatore, ma complice e discepolo di un mondo animato, dove la frontiera tra soggetto e oggetto si sfuma, invitando a una riflessione sull’autonomia, l’interdipendenza e le molteplici sfumature dell’essere.