29,5 x 21, pp. 72, brossura, in ottime condizioni.
Hjalmar Torp, oggi professore emerito dell’Università di Oslo, che nel disegno iniziale della presente pubblicazione vediamo con la pipa e con i calzoncini corti, è uno dei tre studiosi, che più si sono dedicati a questo monumento. Dopo la morte dell’architetto, Ejnar Dyggve, fu lui che si sobbarcò al “tremendo compito” (come qui scrive) di studiarne l’architettura, per poi pubblicare, insieme con l’altro suo professore, anch’egli dell’Università di Oslo, Hans Peter L’Orange, l’opera in tre volumi (“Il tempietto longobardo di Cividale”) pubblicata dall’Istituto Romano di Norvegia.
Grazie dunque a loro, questo “enigmatico” monumento ha trovato una sua collocazione precisa nella storia e ha consentito, assieme ad altre primissime testimonianze (dall’altro Tempietto, alle sorgenti del Clitumno in Umbria, alla Santa Sofia di Benevento, per citarne solo due in altre due aree territoriali) di delineare la grandezza della Civiltà longobarda, una grandezza icasticamente segnalata dal titolo della mostra del 2000 a Brescia: “Il futuro dei Longobardi il cui sottotitolo recitava: “L’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo Magno”.
Di questa Italia dei Longobardi, ancor prima che dei Carolingi, Hjalmar Torp (con i suoi maestri e colleghi scandinavi) ha riconosciuto una delle fondamenta più significative e ne ha permesso un saldo ancoraggio anche nella coscienza comune. Non solo i cittadini di Cividale, ma tutti gli studiosi gliene devono essere grati.