cm. 34 x 24,5, pp. 200, copertina rigida con sovraccoperta, timbro “copia omaggio”, in buone condizioni.
Grazie all’opera di Tusa le grandi notissime sculture monumentali che ritornano in tutti i manuali di storia dell’arte antica risultano ora affiancate, inquadrate in una falange di frammenti minori sinora sconosciuti, per modo che sembra di poter seguire una linea continua di sviluppo dall’ultimo quarto del VII secolo a. C. sino all’età ellenistica, vale a dire poco oltre quei limiti entro cui secondo le tradizioni storiche l’esistenza stessa della città doveva essere contenuta.
Il disegno che emerge è quello di una straor dinaria individualità e una notevolissima con sistenza nella produzione scultorea selinun tina. Se in altre città siciliane sembra di poter vedere dei momenti altissimi di geniale creatività artistica – si pensi solo al Torso di guerriero e all’Efebo di Agrigento – raramente si ha l’impressione di una continuità che procede e muta ed è coerente a se stessa per secoli. Questa continuità e questa coerenza formale è quella che costituisce la caratteri stica essenziale della produzione artistica di Selinunte, a partire dalla scultura marmorea di piccole dimensioni del VII secolo, lampade e perirrhanterion, alle limpide voci delle metope del Tempio Salinas, ai potenti, os sessivi volumi delle metope del Tempio C sino alle supreme affermazioni dei volti e del le metope del tempio E.
(dal saggio di Enrico Paribeni)