cm. 24 x 17, pp. 256, brossura, in ottime condizioni.
Questa rivista di geopolitica è nata italiana e ambirebbe restarlo. Ne è condizione l’esistenza dell’Italia. Per questo la Repubblica Italiana deve farsi Stato nel senso forte, compiuto del termine. Altrimenti la storia la travolgerà. Con la esangue repubblica non sarebbe però seppellita la nostra identità. L’idea di Italia. Mito davvero formidabile, capace di attraversare i secoli con andamento carsico senza coagularsi in Stato, dopo che la sua versione romana, codificata tra Augusto e Diocleziano, affondò con l’impero. Perché contro la vulgata antitaliana cui troppi italiani volentieri sacrificano, la nostra nazione non è artificio di un complotto chiamato Risorgimento. È espressione di una sostanza antropologica, linguistica, culturale dalle radici bimillenarie. Quel che noi stentiamo ad ammettere ce lo riconosce uno tra i massimi poeti del Novecento, l’italofilo anglo-americano Wystan Hugh Auden, sotto forma di retorica interrogazione: «C’è in Europa un altro paese dove il carattere del popolo sembra essere stato così poco toccato dal cambiamento politico e tecnologico?»