Caratteristiche e condizioni:
cm. 22,5 x 15, pp. 916, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Contenuto:
Nelle file dell’esercito tedesco che, nel giugno del 1941, attaccò e invase l’Unione Sovietica, c’erano decine di migliaia di uomini della Gestapo e delle SS ai quali Hitler e il gruppo dirigente nazista avevano espressamente ordinato di «cancellare dalla faccia della terra» ebrei, bolscevichi e altre «razze inferiori». Il genocidio fu messo in atto, con atroce zelo, soprattutto nei confronti degli ebrei: individuazione, registrazione e isolamento delle vittime, spoliazione di diritti e di averi, sfruttamento economico della forza lavoro, progressivo annientamento dell’identità individuale e collettiva tramite soprusi e violenze di ogni tipo, sistematica eliminazione fisica, cancellazione finale di ogni traccia del massacro.
Mentre i roghi dei ghetti e i forni dei campi della morte erano ancora accesi, mentre soldati armati fino ai denti conducevano donne e bambini, vecchi e uomini inermi sull’orlo di profonde fosse e li fucilavano, a Mosca sorgeva il Comitato ebraico antifascista, intenzionato a scuotere la coscienza del mondo civile e ad animarne la volontà di resistenza contro lo sterminio degli ebrei russi.
Dopo la controffensiva dell’Armata Rossa, artisti, scrittori e intellettuali ebrei, tra i quali Vasilij Grossman e Il’ja Erenburg, raccolsero in un «libro nero» le testimonianze sulla «soluzione finale» nei territori sovietici occupati dai tedeschi (Ucraina, Bielorussia, Russia Bianca, Lituania, Lettonia) e in alcune regioni della Polonia: racconti di sopravvissuti alle stragi e ai lager, resoconti di eroici quanto disperati tentativi di rivolta stilati dai superstiti, e gli appunti, le lettere, le pagine di diario dei «sommersi», di chi non aveva potuto sottrarsi alla persecuzione, di chi sapeva di dover morire.
Ma anche un libro sulla tragedia può avere un destino tragico: dopo il 1945 il Comitato ebraico antifascista si attirò i sospetti di Stalin e dei servizi segreti sovietici, che con l’accusa di mistificazione ideologica dapprima censurarono alcune parti del Libro nero, quindi accantonarono definitivamente il progetto di pubblicazione, previa distruzione delle matrici tipografiche pronte per la stampa. Nel 1952, nel quadro di una campagna contro l’intellighenzia ebraica, diversi collaboratori di Grossman ed Erenburg furono addirittura incriminati e condannati a morte.
La figlia di Erenburg, Irina, riuscì però a salvare una copia del volume, e oggi, dopo oltre cinquant’anni, esce finalmente l’edizione integrale dell’opera, che ha il merito non solo di riportare alla luce i passi oscurati dalla censura staliniana, ma di restituire all’ascolto le parole di altre innumerevoli vittime della più grande «pulizia etnica» del nostro secolo.