cm. 19,5 x 11,5, pp. 208, brossura, in ottime condizioni.
Andando sulle tracce di Dino Campana per il romanzo-verità poi apparso col titolo La notte della cometa, Sebastiano Vassalli si è imbattuto nei documenti di una storia gustosa: il processo che nella primavera 1913 vede imputato per offese al comune senso del pudore Italo Tavolato, un redattore della neonata rivista «Lacerba» diretta da Giovanni Papini. Una rivista che, prima di far suo il credo futurista, navigava in cattive acque, cercando un’identità culturale e una ragione di esistere. È un po’ per caso e un po’ per disperazione che Papini suggerisce al suo giovane collaboratore di scrivere un provocatorio «Elogio della prostituzione», che si ispira a un «Manifesto futurista della lussuria», apparso poco prima a Parigi a firma di una certa Valentine de Saint-Point. Atteso e voluto, arriva lo scandalo, amplificato da una puntuale denuncia del sostituto procuratore del re. Ha così inizio un balletto che coinvolge letterati, aspiranti dandies e superuomini mancati, alti prelati, pittori, avvocati, politici, giornalisti. Oltre a Papini, ci sono Marinetti, Soffici, Prezzolini, Boccioni, Carrà, Paolieri, Campana; e un socialista emergente, il giovane direttore dell’«Avanti!», Benito Mussolini. Vassalli ha ricostruito questa vicenda con un occhio impietoso e divertito che, se non perdona nulla ai protagonisti, fornisce un vivace quadro d’epoca in cui non è difficile ritrovare molte delle miserie che affliggono la nostra.