cm. 21,5 x 15,5, pp. 288, copertina rigida con sovraccoperta, piccola mancanza al piatto posteriore, in condizioni molto buone.
Le ricerche di J.P. Vernant, professore all’Ecole Pratique des Hautes Etudes, vengono a inserirsi, come si poteva sospettare, nel processo di rinnovamento degli studi della classicità, che da mezzo secolo si svolge soprattutto in Francia: per portare quegli studi, isolati fin qui nella loro astratta perfezione metodologica, entro la corrente del pensiero contemporaneo. Nella celebrata continuità della tradizione classica occidentale viene riconosciuta una pluralità di fasi alterne e di rivoluzioni mentali; come pure si sostiene l’utilità, per comprenderla a fondo, della conoscenza, resa possibile dagli studi moderni di altre più ampie civiltà, cinese o indiana o medio-orientale, al di là di quel terreno privilegiato che è per noi la grecità grazie alla ricchezza della documentazione e all’affinità spirituale. I saggi qui raccolti hanno in comune un tale intento e una tale prospettiva. Applicando all’antichità le ricerche di I. Meyerson, Vernant impiega per la prima volta in indagini di natura storica talune categorie psicologiche, quali memoria, tempo, spazio, lavoro e funzione tecnica. Soprattutto questi ultimi due momenti trovano ampio sviluppo, con la dimostrazione dell’assenza nel pensiero greco della «categoria mentale» del lavoro, e l’indicazione del passaggio da una più antica nozione di spazio differenziato, gerarchico, proprio della religione, a quella di uno spazio omogeneo, proprio della geometria. Questo passaggio s’inserisce in una più ampia evoluzione di tutta l’intelaiatura del pensiero e delle funzioni psicologiche, dall’homo religiosus: arcaico al politicon zoon aristotelico. È l’evoluzione che ben si vede nei due saggi comprensivi, posti all’inizio e alla fine del volume, sul mito esiodeo delle razze e sulla costituzione della razionalità, o meglio di una razionalità greca (rifiuto del soprannaturale, rigorosa definizione dei concetti, esatta osservanza del principio d’identità contro la logica dell’ambivalenza). Il Vernant per primo non si nasconde che per il metodo e i risultati novatori il suo sia soprattutto un tentativo da sviluppare con l’apporto di filologi, storici, sociologi e psicologi. Ma la provocazione è proprio per questo fortissima e la sollecitazione assai ampia: «essa concerne – come afferma Benedetto Bravo nella prefazione all’edizione italiana – tutti coloro che pensano storica- mente e che cercano nuovi stimoli e nuovi strumenti al loro pensare».