cm. 19,5 x 11,5, pp. 190, brossura, firma e data a penna, in ottime condizioni.
E convinzione comune e consolidata che la tradizione goliardica italiana sia morta col Sessantotto, isterilita e sepolta dal nuovo clima culturale che la contestazione studentesca ha determinato nelle Università e nella società intera. Questo volume, presentando o ripresentando i canti goliardici più significativi – dal «Processo di Sculacciabuchi» a Ifigonia», da Fanfulla da Lodi» alle Osterie», dall’«Uso del peto attraverso i secoli» all’«Uccellino senza paura» – li inquadra criticamente in un contesto più ampio, individuandone le costanti di fondo e rintracciandone le radici in quel filone della letteratura italiana che assai impropriamente si è soliti definire «minore» e «proibito» (da Aretino a Belli, da Porta a Baffo, da Casti a Batacchi). Radici solide e non occasionali, che toccano componenti di fondo della cultura nazionale italiana. Tanto è vero che col Sessantotto sono scomparsi, certamente, i «riti» esteriori della goliardia, le vuote celebrazioni, ma la sostanza è rimasta, nella mentalità e nella cultura non solo dei «nostalgici», ma anche di singoli e gruppi che pure, in perfetta buona fede, credono di condurre una battaglia da sinistra per una società migliore e più avanzata.