cm. 21 x 13,5, pp. 264, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Rigida e conservativa, in linea di principio; molto più elastica di quanto noi moderni possiamo immaginare, nei fatti: tale la struttura della società romana secondo Veyne. Un caso particolarmente significativo da questo punto di vista è la condizione degli schiavi: se è vero, infatti, che giuridicamente essi non potevano mai raggiungere lo status di cittadini liberi, non sempre erano semplici «strumenti animati». La biografia di Trimalcione dimostra, per esempio, le enormi possibilità di arricchimento di uno schiavo affrancato. Altri potevano diventare mercanti, amministratori, banchieri; a livello più basso la condizione di schiavo spesso si confondeva con quella dei contadini liberi meno abbienti. Anche sul piano culturale Veyne smentisce divisioni troppo nette e schematiche, per restituirci tutta la complessità della mentalità romana. Il cristianesimo, per esempio, è stata proprio quella novità rivoluzionaria sul piano religioso e morale che tutti credono? Una analisi senza pregiudizi rivela una realtà sconcertante: a cominciare dalla morale sessuale del cristianesimo, che in realtà rispecchia una generale trasformazione dei costumi sessuali e matrimoniali, propria di tutta la società romana altoimperiale; per finire alla convinzione di una assoluta dipendenza dell’uomo da una imperscrutabile Provvidenza divina, che si era già affermata indipendentemente dal cristianesimo, offrendo anzi ad esso un prezioso terreno di coltura. Attraverso la ricostruzione concreta di personaggi e ambienti, una visione rinnovata della società e della cultura romana.