cm. 20,5 x 13, pp. 262, brossura, in ottime condizioni.
Una convinzione critica ormai diffusa, erede di annose polemiche, nega la presenza di un autentico pensiero filosofico nell’opera di Pirandello. Tuttavia lo studio di numerosi scritti teorici pirandelliani finora ignorati o trascurati, e soprattutto le nuove prospettive d’indagine aperte dai risultati dell’estetica contemporanea, permettono di riportare alla luce una vera e propria estetica di Pirandello. Questo libro vuole coglierne lo sviluppo nel complesso dell’intera produzione pirandelliana, documentandone le fonti culturali ed i rapporti con i movimenti filosofici e poetici del secolo. Animata da esigenze schiettamente speculative e nutrita dalla concreta esperienza artistica, l’estetica di Pirandello si rivela in tal modo uno degli itinerari più significativi dell’estetica del Novecento, che proprio svolgendo i temi della tradizione ottocentesca imposta le radicali posizioni dell’avanguardia. Muovendo infatti dallo studio di Goethe e attraverso l’influenza dello hegelismo italiano e di Capuana, le discussioni sul naturalismo, le polemiche con D’Annunzio, l’incontro con il pensiero di Séailles e le dispute con Croce, Pirandello giunge al problema del «realismo» dell’arte del mondo della crisi, alla formulazione della teoria del personaggio e infine alla rivoluzione teatrale.