Caratteristiche e condizioni:
cm. 18,5 x 11, pp. 238, brossura, in buone condizioni.
Contenuto:
Perché i giusti soffrono e i malvagi prosperano? Il Talmud spiega che nessun uomo è totalmente giusto o totalmente malvagio. Cosicché gli uni scontano in questo mondo i loro pochi peccati e gli altri ricevono il premio dei loro pochi meriti, perché nell’aldilà non ci siano dubbi sulla giustizia della loro retribuzione eterna. Uscito indenne dalla distruzione del giudaismo europeo, un giovane ebreo piemontese cerca nella storia sua e della sua famiglia la conferma a questa idea talmudica attraverso un racconto biografico che è analisi sociale e psicologica della società ebraica post-risorgimentale italiana e pre-risorgimentale israeliana. La storia, scritta in prima persona, si situa a cavallo tra gli anni del fascismo e la liberazione partigiana, dai privilegi di una condizione borghese protetta dal regime fino alle leggi razziali, la fuga in Palestina, l’esperienza dura del kibbutz, l’arruolamento nella British Army. Un racconto appassionato, che offre, attraverso la viva voce di un testimone del nostro tempo, un’inconsueta visione delle passioni, ideologie, delusioni e speranze che hanno segnato il primo mezzo secolo di storia europea.