cm. 20,5 x 12,5, pp. 126, brossura, dedica a penna, per il resto in ottime condizioni.
Il libro di Roberto Vivarelli inizia con una “confessione” potente: “Sono figlio di un morto ammazzato”. In questa opera, Vivarelli racconta per la prima volta la sua esperienza da giovane repubblichino, con un coinvolgimento personale e una straordinaria lucidità. Suo padre fu ucciso dai partigiani jugoslavi nel 1942. Dopo la caduta del fascismo e l’8 settembre 1943, rimanere fedeli al fascismo diventerà una questione di lealtà nei confronti dell’ombra paterna per i due figli. Tuttavia, a partire dal 1948, Vivarelli intraprenderà il proprio percorso di “ricostruzione” culturale e politica, che lo porterà a posizioni molto distanti da quelle di partenza. Solo dopo cinquant’anni riuscirà a unire le diverse fasi della sua vita e a vedere il filo conduttore che le unisce.