cm. 28 x 16,5, pp. 268, copertina rigida con sovraccoperta (mancanza al piatto), per il resto in buone condizioni.
Giorgio Voghera ritorna al pubblico con un nuovo volume di saggi e ricordi che è la ripresa, la continuazione e l’approfondimento di un precedente libro (Gli anni della psicanalisi), diventato ormai un “classico” per chi voglia intendere e penetrare la cultura di Trieste, in particolare quella del primo Novecento. Qui, vengono raccolti dei capitoli nuovi, di sviluppo e di completamento: un’indagine di momenti e problemi di storia della città in termini di bilancio complessivo anche di aspetti politici, economici, di costume; una visitazione di alcuni nodi anche scottanti della cronaca e della storia recente o meno; la discussione di alcuni “luoghi comuni” della storiografia culturale e letteraria che si è occupata del Novecento triestino.
In questa direzione, il libro è anche una breve ma intensa guida a Trieste, piana nei termini dell’esposizione e complessa nelle argomentazioni, da proporre a chi voglia affrontare la conoscenza di Trieste al di fuori degli eufemismi, delle ovvietà, delle oscurità o dei miti. Ma il volume è anche altro: una rilettura della formazione di Saba e del suo atteggiamento complesso verso il mondo ebraico; una piccola galleria di “ritratti di famiglia”, di personaggi del mondo ebraico e di problemi legati a quell’ambiente e poi all’esperienza palestinese; infine, un gruppo di rievocazioni affettuose, delicate, ironiche, autoironiche di ricordi e personaggi richiamati e riletti sul filo della memoria e con l’emozione del recupero avventuroso e tenero delle cose lontane, che sono dentro di noi con il fascino del sabiano “mondo meraviglioso”.
Un’altra prova nell’insieme di quell’affascinante intreccio di autobiografia, saggistica, racconto, memoria e riflessione, permeato di spirito analitico ma anche di ironia e di humour di cui si compone la complessa eppure lineare scrittura di Giorgio Voghera.