cm. 21 x 14, pp. 400, brossura, in ottime condizioni.
In un’analisi che parte dalle prime opere di Carlo Emilio Gadda—tra cui il “Giornale di guerra e prigionia”, “La meccanica” e varie narrazioni brevi—e approfondisce gli elementi chiave del suo capolavoro, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, Walter Pedullà esplora la complessa trama umana e creativa dello scrittore. Questi, nonostante l’opinione dispregiativa del padre, che lo considerava un “buono a nulla”, ha saputo tracciare attraverso la propria opera un percorso narrativo in cui l’autobiografia, spesso punto di avvio delle sue storie, si trasforma in fiction. Nelle sue pagine, la prosa d’arte brilla, servendo la narrazione che intesse e arricchisce di significati.
Pedullà evidenzia come, nel diario di Gadda, avvenga una trasformazione “spastica” che porta alla creazione di personaggi quali Gonzalo, Ingravallo e Liliana, attraverso cui si manifesta un male invisibile, rifrazione del “male di vivere” che affligge una generazione di intellettuali—da Svevo a Pirandello, da Palazzeschi a Montale—segna un’epoca turbata da due conflitti mondiali e dall’ascesa del fascismo. Questi autori, compreso Gadda, hanno scelto di affrontare il dramma del proprio tempo inclinando verso il grottesco, non solo nei romanzi ma anche nelle novelle, da “L’incendio di via Kepler” a “San Giorgio in casa Brocchi”, fino ai “disegni milanesi” de “L’Adalgisa”.
Nel suo saggio critico di ampia portata, Pedullà compie un’analisi dettagliata della “questione Gadda”, esaminando la vita e l’opera dell’autore alla luce del “narratore nascosto”, indagando le peculiarità linguistiche che rivelano i segreti del suo stile narrativo, e offrendo una lettura originale delle sue opere più complesse. Attraverso questo esame, Pedullà ritrae Gadda come un’«infelice creatura» che è riuscita a convertire il proprio caos personale in un intricato tessuto narrativo di portata universale.