cm. 21 x 15,5, pp. 230, brossura, dedica autografa dell’autore, in ottime condizioni.
Il prodigioso V secolo a. C., che vede l’Ellade donare al mondo una profusione di ricchezze spirituali che ancora oggi ci riempie di ammirazione, è una stagione drammatica e tormentata, tutta attraversata da un conflitto di fondo: quello che si svolge tra la difesa e la contestazione dello spirito religioso ereditato dal passato. Alla massiccia e adamantina fede nel divino, della quale è campione sommo Pindaro, si contrappone lo spregiudicato ateismo di Prodico e di Crizia; alla gelosa tutela del patrimonio religioso posta in atto da Aristofane si contrappone l’estraneità di Tucidide a ogni sensibilità religiosa. Alle ardenti celebrazioni di Empedocle e Melisso di ciò che può definirsi come la sublimità e la spiritualità del divino si contrappone l’atomismo dei materialisti e sostanzialmente atei Leucippo e Democrito.
Talora quel conflitto ha luogo nell’intimo stesso di alcune personalità (o di una scuola), divise e dilacerate tra l’atteggiamento ancestrale della credenza nel divino e le nuove inquietudini e perplessità. È il caso di Euripide, di Erodoto, dello stesso Socrate. La fede nel divino contro cui muove l’ateismo, nell’età d’oro qui presa in considerazione, si sostanzia, volta a volta, di affermazioni monoteistiche e di affermazioni politeistiche. Sono le polivalenze e le oscillazioni che accompagnano l’intero sviluppo delle concezioni religiose dei Greci.