cm. 22,5 x 14,5, pp. 102, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Lontano: da una casa rimasta vuota, da una madre ammalata, dalla vita di tutti i giorni e dal senso d’abbandono verso il paese delle illimitate possibilità, l’America. Nato dalla curiosità e dal desiderio di scoprire nuovi orizzonti, il viaggio intrapreso dal protagonista del romanzo assume sempre più la connotazione di una fuga permanente; egli infatti non riesce a restare a lungo in nessun luogo, con nessuna donna, con nessun amico, con nessun lavoro. Lasciato dalla moglie, Mena, per un altro uomo, si costringe a partire anche senza di lei; in realtà niente sembra veramente attrarlo degli Stati Uniti, solo il viaggiare è importante per lui, anzi, solo la fine di quel viaggio, da cui si aspetta cli ritrovarsi trasformato in un essere libero come Mena. Alla fuga in un “lontano” imprecisato, allo sguardo rivolto in avanti, verso un divenire ancora vuoto di contenuto, si sovrappone perla prima volta il peso dell’assenza di Mena, dei ricordi del passato comune in una complessa forma di Sehnsucht che rimane irrisolta in un finale aperto. Come nell’altro suo romanzo, L’«italiana», anche in Lontano Zoderer affronta i temi della solitudine, dell’estraneità, del disagio esistenziale, della definizione di se stessi. Qui il protagonista sembra tal- mente privo di individualità da non essere neanche caratterizzato da un nome, eppure, a mano a mano che procede e si allontana nelle sue peregrinazioni apparentemente senza senso, a mano a mano che la realtà che lo circonda lo riflette come uno specchio, tanto più lo sentiamo vicino. L’aspetto interessante di Lontano non è però tanto il contenuto quanto la ricerca stilistica, uno sperimentalismo formale che conferma il grande talento letterario di Zoderer.