cm. 23,5 x 16,5, pp. 286, copertina rigida con sovraccoperta, dedica a penna alla sguardia, per il resto in ottime condizioni.
All’inizio del secolo scorso Scorcola e Cologna erano ancora mèta di passeggiate e soggiorni estivi. Il conte Girolamo Agapito, autore nel 1826 di una descrizione “storico-pittorica” dei dintorni di Trieste, consigliava “di fare una piccola escursione montana” salendo il colle di Scorcola lungo un sentiero oggi scomparso, per godere il panorama sulla città e fermarsi “ad una rustica frequentata osteria”.
Il tempo è trascorso e le situazioni appaiono mutate: le strade che prima erano passeggiate sono diventate vie urbane. Abituati dai ritmi frenetici della vita quotidiana a percorrere sin troppo rapidamente le distanze che separano il centro dal l’estrema periferia, dedichiamo spesso poca attenzione ai sobborghi, ignorandone le vicende storiche, le tradizioni, i racconti sul le vicende passate. Qualcosa di simile è accaduto anche per i rioni di Scorcola e Cologna, benché già i loro nomi evochino origini lontane, misteriose a molti e comunque perdute nel tempo.
Fabio Zubini ci conduce idealmente, come l’Agapito, lungo strade e piazze dove raramente ci soffermiamo, facendoci visi tare case, ville, scuole ormai scomparse o ancora esistenti, testimoni apparentemente muti del nostro passato. Eppure un monumento, una lapide, un edificio diroccato possono suggerire avvenimenti e curiosità non sospettate. Senza avere la pretesa di una trattazione scientifica o filologica, l’autore intreccia la passione per la ricerca con il filo della memoria e dei ricordi personali, restituendo atmosfere di primo Novecento e del secondo conflitto mondiale.
I rioni di Scorcola e Cologna possono apparire, in questo modo, come esempi delle trasformazioni che hanno portato alla crescita della moderna Trieste: dalle battaglie medievali presso il forte di Romagna alle cavalcate del conte Zinzendorf, governatore di Trieste nel Settecento; dalle prime fabbriche di cioccolato e sapone, alla costruzione della trenovia per Opicina e alla nascita dell’Università degli Studi.
Rivivono cost personaggi ormai dimenticati, che ci riportano alle prime esperienze fotografiche in casa Fontana nel 1839, alle feste nelle campagne dei Bensi di via di Romagna, alle visite dello scrittore Paul Morand in villa Ermione appena trent’anni fa. Nobili e popolani, uomini d’affari e operai tornano, nella fantasia, a popolare case, industrie e campagne, grazie anche ad una paziente raccolta di documenti, ad un ricco corredo di immagini e a interessanti annotazioni sui toponimi di questo territorio.